Auto elettrica, Enea: “L’industria italiana sta reagendo al ritardo iniziale”. Audizione in Senato: “Nella componentistica servono misure per accompagnare la transizione verso nuove tecnologie”
Auto elettrica, Enea: “L’industria italiana sta reagendo al ritardo iniziale” Audizione in Senato: “Nella componentistica servono misure per accompagnare la transizione verso nuove tecnologie” Al Mise è durata circa quattro ore la riunione del gruppo di lavoro sul sostegno alla domanda di mezzi di trasporto, istituito nell’ambito del tavolo automotive (QE 24/1). All’incontro di ieri (il primo dell’iniziativa del ministero sul settore), presieduto dal ministro Stefano Patuanelli, hanno partecipato i rappresentanti di associazioni, aziende, sindacati, della Conferenza delle Regioni, nonché dell’università e della ricerca. Aprendo i lavori, il titolare del Mise ha spiegato che “l’automotive è uno dei settori strategici per il Paese in cui la transizione può costituire una grande opportunità di sviluppo se accompagnata da misure incentivanti, in grado di supportare i cambiamenti in atto”. Patuanelli ha ribadito che il Governo intende “accompagnare la transizione energetica e produttiva del settore, partendo dall’analisi degli incentivi alla domanda, per proseguire con quella relativa sia alla produzione sia alla rete infrastrutturale a servizio del mercato”. In vista “della predisposizione della prossima legge di Bilancio, è pertanto necessario definire un percorso condiviso”, ha aggiunto il ministro. A proposito di incentivi, i sindacati chiedono di realizzare un sistema “che sia capace di garantire un graduale ed equilibrato passaggio ad un parco auto sempre meno inquinante, sulla base dei dati oggettivi sulle emissioni complessivamente prodotte nell’intero ciclo di vita e non sulla base di pregiudizi ideologici esclusivamente legati al tipo di propulsione utilizzata”, ha detto a margine della riunione Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto.
“Se si incentivasse ad esempio la sostituzione delle vecchie vetture fortemente inquinanti – ha rilevato Ficco – con nuove vetture anche benzina e diesel di ultima generazione, il beneficio ambientale sarebbe evidente”. Le auto elettriche rappresentano “solo una piccola frazione delle attuali immatricolazioni e avranno bisogno di molti anni e grandi investimenti in infrastrutture, secondo le stesse previsioni esposte dal ministero, per diventare davvero rilevanti”. Si è parlato in particolare di una quota del 17% di elettrico nel 2030, ha detto ancora il sindacalista, “dobbiamo quindi favorirla, ma senza scartare aprioristicamente altre soluzioni che possono contestualmente arrecare ottimi risultati, da quelle che rendono assai meno inquinanti le motorizzazioni tradizionali a nuove opportunità come il gas naturale compresso o l’idrogeno”. Tornando ai temi generali della riunione, in una nota del Mise si legge che sono stati poi illustrati gli obiettivi al 2030 relativi alla mobilità prefissati dall’Italia nel Pniec, “in particolare sui consumi energetici e sulle emissioni nei trasporti, a cui sono seguite le proposte avanzate dai soggetti coinvolti nel gruppo di lavoro”. Sono stati quindi analizzati “gli effetti che gli interventi tecnologici, normativi e fiscali avranno anche in ambito culturale, sociale, formativo ed occupazionale”. I risultati dell’incontro di ieri confluiranno in un documento finale, insieme a quelli dei prossimi gruppi di lavoro sull’offerta e sulle reti infrastrutturali, già programmati per il 18 febbraio e il 4 marzo.
Intanto il Mise ha deciso che, dopo la richiesta inviata a Patuanelli, anche i gestori carburanti prenderanno parte ai prossimi incontri convocati nell’ambito del tavolo. Infatti – con una nota unitaria – Faib, Fegica e Figisc avevano richiesto al titolare del Mise entrare nel gruppo sul sostegno all’offerta di mobilità e sulle reti. Le federazioni avevano avvertito che eventuali conclusioni assunte senza il loro coinvolgimento non sarebbero “in alcun modo considerate vincolanti”. “L’industria italiana sta reagendo al ritardo iniziale con cui ha risposto alle nuove tecnologie automotive” e sta “recuperando attraverso una produzione negli stabilimenti nazionali” sia di un modello Bev (Battery electric vehicle) sia di veicoli ad alimentazione ibrida elettrica plug-in (Phev). E’ quanto rileva l’Enea sullo stato del settore automotive del nostro Paese. Ieri, nell’ambito dell’affare assegnato sulle ricadute della transizione sul comparto (atto n. 396), la commissione Industria del Senato ha ascoltato Gian Piero Celata (direttore Dipartimento tecnologie energetiche) e Antonino Genovese (responsabile Laboratorio sistemi e tecnologie per la mobilità e l’accumulo). I due esponenti Enea hanno ricordato l’impegno e le ricerca dell’agenzia in questo comparto e fotografato la diffusione delle e-car in Italia. Nella memoria depositata a Palazzo Madama (disponibile in allegato sul sito di QE) si cita il report di Transport & Environment “Electric surge: carmaker’s electric car plans across Europe 2019- 2031”, che prevede per i volumi produttivi “un incremento del 7,5% come differenza tra maggiori veicoli elettrici e minori convenzionali”. Il documento aggiunge che “contemporaneamente viene stimata in leggera crescita l’occupazione nei prossimi anni anche a fronte di una maggiore automazione industriale”. Per quanto riguarda la componentistica, “l’avvento dell’elettrificazione ridurrà i volumi produttivi di alcuni elementi non più previsti sui veicoli.
Per questo settore – aggiunge la memoria – andranno prese misure “per accompagnare la transizione verso nuove tecnologie elettriche (connettori, cavi, isolanti, sistemi elettronici ausiliari)”. Secondo Enea, “la costruzione di una infrastruttura di ricarica pubblica diviene importante per offrire l’opportunità di rifornimento a chi non possiede uno spazio privato o condominiale per eseguire una ricarica domestica”. Ma anche lo sviluppo di punti di ricarica per sfruttare le opportunità delle soste casa-lavoro diventa “basilare”. Le potenze di ricarica saranno quindi “differenziate in base alle esigenze”. Nel testo si evidenzia che, in base alle esigenze stimate per le diverse modalità (e quindi di potenza massima installata 7 kW per casa-lavoro, 3 kW residenziale, 50 kW rapida) e valutando il numero di veicoli per punti di ricarica, si possono stimare gli investimenti al 2030 per attivare una infrastruttura di ricarica nazionale al servizio dei veicoli elettrici previsti tra 10 anni secondo diversi scenari: da 4,4 mld € a 7,5 mld € per un numero di punti di ricarica compreso tra 1,4 e 2,4 milioni. Ieri, in commissione Industria è intervenuto (le slide in allegato) anche Sergio Matteo Savaresi, vice direttore del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano.
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