Rimborso addizionali accise elettricità, si prospetta lo tsunami legale. Confindustria al Mef: serve norma urgente per consentire ai clienti di agire verso le amministrazioni. Ma il ministero replica che la procedura non si può cambiare. Pronte le cause.
Il temuto tsunami legale legato al rimborso delle addizionali sulle accise elettricità sembra imminente (QE 22/1). A quanto appreso da QE, infatti, in occasione di un incontro al Mef con i rappresentanti di Confindustria il ministero avrebbe mostrato comprensione per le istanze dell’associazione dichiarando però di non poter accogliere le richieste. In particolare, Viale dell’Astronomia ha presentato una posizione unitaria volta ad ottenere “un intervento legislativo urgente che attribuisca al cliente finale che ha versato il tributo indebito, in qualità di soggetto obbligato o a seguito di rivalsa del proprio fornitore, la legittimazione ad agire verso l’Amministrazione finanziaria, con la possibilità quindi di proporre istanza di rimborso delle sole addizionali provinciali pagate per l’anno 2010 e 2011 direttamente all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, evitando migliaia di azioni giudiziarie”. Il tutto con la concessione di crediti di imposta ai clienti, in modo da non pesare troppo sul bilancio pubblico. Come noto, a seguito delle sentenze della Cassazione si è aperta la possibilità per i clienti finali di vedersi rimborsate le addizionali provinciali sulle accise nel periodo 2010/2011, ma solo rivalendosi sul proprio fornitore di elettricità. Che a sua volta dovrebbe poi rivalersi sull’Agenzia delle Dogane.
Energy Advisors ha stimato che se a proporre azioni civilistiche fossero solamente i 200.000 clienti con consumi più elevati (sui 7 milioni di utenti potenziali coinvolti), i rimborsi non sarebbero lontani dai due miliardi di euro. Con le possibili evidenti ripercussioni sia sulla tenuta finanziaria dei venditori di minori dimensioni, sia sull’operatività di tribunali e commissioni tributarie provinciali, che sarebbero travolti da migliaia di cause. Confindustria sottolinea inoltre il paradosso dei prosumer e dei consorzi, che nella loro doppia veste di consumatori/ produttori e consumatori/grossisti non potranno beneficiare dei rimborsi. Il Mef avrebbe però ribattuto che l’attuale procedura amministrativa non si può modificare. Il ministero ha proposto una possibile alternativa, comunque giudicata “difficilmente percorribile”, che prevede un sistema di “rimborso spontaneo” in cui il consumatore chiede la restituzione dell’addizionale al proprio fornitore, che pagando si potrebbe poi rivolgere all’Amministrazione senza dover attendere i 3 gradi di giudizio.
La principale difficoltà rilevata dallo stesso Mef è che l’Amministrazione si troverebbe gravata da “innumerevoli e contemporanee richieste di rimborso” ad opera dei fornitori che hanno già restituito l’indebito ai propri clienti, tutto sulla base di una semplice richiesta e senza giudizio. In definitiva, il ministero fa affidamento sul fatto che i clienti disposti ad arrivare a tre gradi di giudizio non siano troppi, così come i venditori che poi si rivarranno sulle amministrazioni. I consumatori confindustriali sono però ora pronti a far partire le cause. E dall’aprile prossimo sarà anche possibile attivare le nuove class action, il cui ambito di applicazione è stato esteso dal Codice del consumo al codice di procedura civile, in base alla legge n. 31 del 12 aprile 2019.
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